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lunedì 13 febbraio 2012

Barrientos spazza via il Genoa

Dopo cinque turni senza vittorie, il Catania torna prepotentemente ai tre punti. Lo fa con una prestazione incoraggiante, frutto delle abilità tecniche degli uomini di Montella ma anche di una prova disarmante del Genoa, schiacciato 4-0 senza accenni di reazione. Apre le marcature Lodi su rigore al 7'. Nella ripresa si scatena Barrientos con una doppietta (49', 52'). Bergessio imbandisce la tavola con il poker al 62'. Per Marino è notte fonda. LA PARTITA La difesa del Genoa è una sentenza. La peggiore del campionato. E una nuova prova incolore di Kaladze e soci cancella di colpo i sogni di gloria del presidente Preziosi, tanto attivo sul mercato, tanto amaro di fronte a prestazioni così sconcertanti della sua creatura. La squadra di Marino non ha nulla a che vedere con quella bella, frizzante, persino un po' insicura, ammirata nel trittico vincente con Udinese, Napoli e Lazio. Il Grifone è svampito di fronte alla sicurezza tecnica del Catania, che costringe il suo ex allenatore a un 'de prufundis' da cui sarà faticoso riemergere. Perché i motivi dell'ennesimo viaggio concluso in debacle, sono ascrivibili a tutto o niente. Le assenze – importanti – ci sono da un po' (adesso si è aggiunto Gilardino) e non possono costituire un alibi. I nuovi giocano (Belluschi lo fa discretamente bene fino all'intervallo, Sculli e Biondini meno), Palacio è l'uomo più in forma del campionato, Jankovic dà imprevedibilità. Gli uomini, insomma, sono quelli che hanno tirato fuori le unghia e fatto gridare all'Europa. Con una grossa, enorme eccezione: i limiti della difesa. Macchie difficili da non notare, peccati da confessare in fretta. Kaladze e Granqvist costruiscono un castello di carta che piomba giù subito. Che portano il Genoa in testa alla classifica delle squadre più penetrate in trasferta: 29 i gol stagionali subiti fin qui. La partenza a razzo del Catania avviene sull'asse di sinistra, dove difende (si fa per dire) Mesto. Da quel lato Gomez si procura un calcio di rigore dopo una manciata di minuti: Lodi trasforma e minaccia la bufera. Il gioco del Catania viaggia spedito: Almiron si inserisce, Barrientos rincorre, Bergessio si allarga. Montella fa sistema e in campo ci si scambia. Neanche fosse la bi-zona (immaginaria) del buon Canà. Quando il ritmo accenna un attimo a diminuire, il Genoa prova a rimettersi in gara. Mai del tutto in verità. L'unico a svariare è Jankovic e le buone occasioni (un paio) giungono da calcio piazzato, con Granqvist e Palacio poco bravi ad incornare. El Pitu Barrientos, minuto 35, decide di prolungare l'agonia del 'Massimino', spedendo a lato una facile conclusione che manderebbe il Genoa con netto anticipo negli spogliatoi. L'intervallo non dà alcuna scossa alla banda-Marino, sempre preoccupata di cercare gli attaccanti con il lancio lungo e poco brava a proteggere la propria area. Non è un caso che il Pitu – due volte – colpisca nei sedici metri finali, indisturbato, per fuggire lesto sul 3-0 e spegnere il match in un battito di ciglia. Il Genoa è molle, Biondini non entusiasma a sufficienza. I movimenti sono sempre rivedibili e nel cuore della difesa sembra di stare al 'Madame Tussauds', con statue di cera di scarsa fama. Al 17', infine, Bergessio, coglie Kaladze nella sua fase rem e conclude la sua corsa con il poker. Che boccia nuovamente il Grifone, reduce da settimane di ottimismo intenso e, adesso, costretto a rivalutare i propri limiti e la propria classifica. Una sonora sberla che Montella aveva anticipato alla vigilia (“Spero che i tifosi del Catania alla fine consolino Marino”) e costruito in settimana. O meglio, di settimana in settimana. Il Catania, infatti, è un complesso che suona bene. E' dotato di talento e piedi buoni, schemi mobili e valide alternative. E' il rossoblu giusto, quello che fa sistema.