lunedì 6 febbraio 2012
Sarà uno scudetto di basso profilo
Più che un campionato di calcio dove trionfa il più forte, chi vince di più, chi gioca meglio, ancora una volta la Serie A sembra una gara a chi fa meno peggio degli altri. Di strappi decisivi là davanti ancora non ce ne sono stati e quando dalle retrovie le big rallentano, anche la capolista Juventus, ancora imbattuta, inciampa contro la muraglia del Siena o viceversa. Quando gli uomini di Conte s'inceppano, dietro non ne approfitta praticamente nessuno.
In passato l'abbiamo ribattezzato "lo scudetto dei ciapanò", anche la scorsa stagione quando il motore del Milan cominciò a tossire con insistenza con l'arrivo della Primavera. Quest'anno però lo scenario si sta riproponendo tale e quale con protagonisti diversi ma comportamenti simili. La Juventus è davanti a tutti con 45 punti in 21 partite. Dovesse perdere a Parma nel recupero o comunque non vincere, toccherebbe quota 46 in 22 match. Decisamente poco con una media pari a 2.09 punti a partita che in proiezione vorrebbe dire scudetto a 79 punti. Quasi il minimo toccato negli ultimi anni dal Milan di Zaccheroni che vinse il campionato nel 1999 con 70 punti in 34 partite (2.05 di media). Quel che però aggrava - fino a un certo punto se è vero che l'importante è vincere - la situazione è che gli uomini di Conte sono ancora imbattuti. Non perdono, è vero, ma pareggiano tantissimo anche in casa. Nel campionato dei tre punti pareggiare equivale quasi a una sconfitta. Eppure sono davanti, lo sono sempre stati o quasi, e questo perché chi sta dietro non sa fare meglio abbassando il livello generale in maniera preoccupante.
Il Milan di Allegri e Ibrahimovic non ha ancora vinto uno scontro diretto che sia uno e resta a galla demolendo, col suo caterpillar svedese, le cosiddette piccole. Rispetto all'anno scorso ha tre punti in meno, non tantissimi, però decisivi visto che la passata stagione i big match erano stati tutti vinti. Manca il cambio di marcia, l'alternativa a Ibrahimovic e quella grinta che forse con lo scudetto è andata persa. Non c'è nemmeno l'Inter (8 sconfitte) nonostante le sette vittorie di fila, otto in nove gare. E' crollata dopo una lunga rincorsa perdendo a Lecce, tanto per gradire. Non c'è nemmeno la Roma (sette k.o.), spettacolare sì ma non pronta per lottare per il titolo e manca anche il Napoli che preferendo la Champions ha raccolto più pareggi che vittorie in campionato. Manca la qualità in parole povere in un torneo equilibrato sì, ma livellato decisamente verso il basso. In sintesi, la Juventus di Lippi (2,20) o Capello (2,39), il Milan di Ancelotti (2,41) o l'Inter di Mancini (2,55) a quest'ora avrebbero già salutato il gruppo da un pezzo.