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domenica 15 gennaio 2012

Inter, un derby da Principe: 1-0

E' dell'Inter il primo derby stagionale di Milano. I nerazzurri di Claudio Ranieri, dopo una partita non bellissima, ma di crescente intensità agonistica, riescono a battere il Milan per 1-0 e si riavvicinano alla zona alta della classifica, a -6 dalla Juve e a -5 dagli stessi rossoneri. E stato un gol di Milito al 9' della ripresa a riportare al successo l'Inter. Nel primo tempo, gol regolare annullato a Thiago Motta e traversa di Van Bommel. LA PARTITA Palla recuperata da Zanetti, break del capitano, lancio diagonale che perviene a Milito, tiro, gol, partita, incontro, derby e campionato riaperto. Questa sì che è una vera manovra di disturbo dell’Inter, nei confronti del Milan, altro che Tevez. Una manovra che oltre a riaprire, numeri alla mano, il cassetto dei sogni nerazzurri, cambia radicalmente l’inerzia psicologica del torneo. L’Inter mette la lettera maiuscola al suo notevolissimo filotto, che si può ora ufficialmente definire “remuntada”; il Milan, invece, vede incrinarsi le sue certezze al termine di una settimana non proprio gestita alla Milan. E al di là dello smacco da derby, zavorra sempre pesante in tutte le stagioni, ci sarà anche da digerire e interpretare una serie di segnali apparentemente di pericolo dalle zone Ibra-Pato-Allegri. Un derby che rimane a lungo congelato causa temperatura e causa errore grave, evitabile del guardalinee Copelli, che dice no a un gol di testa di Thiago Motta, libero di tagliare la fragile linea schierata dal Milan su una punizione laterale di Maicon. Posizione regolare, non difficile da notare a dispetto della foschietta presente nell’area milanista. Sono passati solo 5’ e un gol così repentino, per logica, avrebbe stappato una partita che invece rimane poi ancorata ai muscoli, alla fisicità, ai copioni di un Milan più manovriero ma sostanzialmente incapace di mettere alle corde la Beneamata se non con qualche occasionale blitz di Pato su lancio lungo, di qualche schizzo di un Ibrahimovic che, vista la carenza di qualità nei palloni giocati dai teorici aiutanti di campo (Boateng e Emanuelson), vaga ancora una volta tra metà campo e limite dell’area a caccia dell’ispirazione giusta. L’Inter, in tutto questo, rischia grosso solamente in occasione di un paio d’angoli (ciabattate da posizione croccante di Pato e Boateng) e su una traversa da fuori di Van Bommel. I nerazzurri contraggono bene soprattutto sulle fasce e peccato per Ranieri che, viste le ruggini di Abate e Zambrotta, Alvarez smarrisca le recenti ispirazioni. Anzi, è proprio “Ricky Maravilla” che sbatte nel cestino per sopravvenuto “braccino” la palla del possibile 1-0 interista dolcemente indirizzatagli da Nagatomo. L’argentino 2.0 non viene tuttavia imitato dall’ argentino originale, Diego Milito, quando al 9’ della ripresa un’altra co-produzione della ditta Zambrotta-Abate consente all’Inter di non perdere un altro tram-derby. Copertura alla camomilla dell’ex-azzurro su Zanetti, liscio oratoriale del biondo dirimpettaio ed ecco che El Principe può segnare uno dei suoi gol più classici, in controllo e conclusione incrociata di sinistro. Una delle leggi non scritte del pallone recita che chi segna per primo in gare così bloccate, alla fine la porta a casa. E il Milan, e con lui il suo allenatore, non sembrano potere o volere produrre un’eccezione. Certi meccanismi rossoneri sono palesemente inceppati: Ibra si autoesilia dal gioco e dal solito, indigesto Pato, Boateng mezzala non funziona, Nocerino non è libero – vista la falla Zambrotta – di cercare i suoi letali inserimenti. Allegri cambia qualcosa solamente a metà ripresa, facendo fuori proprio il cedevole “Zambro” e inserendo Robinho: inedito tridente ed Emanuelson che da trequartista si ritrova terzino sinistro, ruolo sicuramente più realistico. Il “serrate” di questo Milan è insufficiente, le scudisciate allo stanco cavallo rossonero arrivano comunque dal cavaliere Ibrahimovic: ma se lui suggerisce, ci vuole qualcuno pronto a buttarla dentro, e non c’è. In compenso è l’Inter, che Ranieri copre per benino prima con Chivu e poi con il redivivo Sneijder, a rischiare di fare saltare in anticipo il banco con la spia Nagatomo. Almeno il finale rende un po’ di giustizia alla storia del derby grazie (?) a Robinho, che spreca nel suo stile il possibile 1-1 fornitogli da El Shaarawy, subentrato a Pato in una sostituzione molto più significativa rispetto alla media. Ma la legge del “chi segna prima vince” regge fino alla fine, così come trionfa quella della vittoria-derby che va alla squadra sfavorita alla vigilia. Ora, però, Ranieri, Moratti e il popolo del Biscione possono invece sognare di infrangerne un’altra: quella secondo cui chi cerca di rimontare partendo troppo da dietro, alla fine non ce la fa. Al 2012, anno indicato dai Maya come capolinea del mondo, l'eventuale, apocalittica sentenza.