martedì 31 gennaio 2012
Serie A, rinviata Parma-Juventus
Puntuale con la neve sono arrivati anche i rinvii delle partite di calcio. Su tutte, l'anticipo della 21.a giornata di Serie A tra Parma e Juventus. Al "Tardini", infatti, il manto bianco ha ricoperto campo e gradinate e il Gruppo operativo per la sicurezza ha deciso per la sospensione dell'evento a 45' dall'inizio del match: inutile il lavoro degli addetti all'impianto. I bianconeri si erano detti subito contrari. Da definire la data del recupero.
Il Gos ha deciso di non far svolgere la gara per motivi di sicurezza nonostante il terreno di gioco sia rimasto protetto dai teloni. Ma la neve era davvero troppa ed era evidente che la partita fosse ad alto rischio. Dopo un primo sopralluogo le posizioni erano chiare: da una parte Il Parma avrebbe voluto provare a scendere in campo, dall'altra la Juve, dopo che lo stesso Conte aveva detto chiaramente che non avrebbe voluto giocare se le condizioni non fossero state adeguate, si era detto subito contraria.
La decisione è stata presa dopo un incontro tra i capitani, l'arbitro Mazzoleni, il prefetto Luigi Viana e i responsabili della sicurezza. Constatata l'insicurezza degli spalti e l'impraticabilità del terreno, è stato deciso il rinvio. Alcuni tifosi, all'esterno dello stadio, con malumore, hanno lanciato palle di neve.
CONTE FURIOSO: "SI POTEVA GIOCARE ALLE 15"
"Noi con la neve abbiamo giocato perché il nostro stadio lo consente. Qui, non è possibile. Si poteva fare qualcosa di più, magari si poteva giocare alle 15". Antonio Conte, allenatore della Juventus, si esprime così dopo il rinvio del match. "Ci sono 10 centimetri di neve, con gli strumenti a disposizione oggi si sapeva da 3 giorni che il meteo sarebbe stato questo. Come avremmo potuto giocare? Che spettacolo avremmo potuto offrire? Adesso dobbiamo tornare a Torino in pullman, tra andata e ritorno sono 10-15 ore di viaggio..."
Lazio-Candreva: affare sulla sirena ecco tutti i colpi di oggi
L'ultimo giorno della sessione invernale di calciomercato ha riservato i consueti colpi last minute. La Lazio, che ha visto saltare gli affari Nilmar e Honda, è riuscita a concludere per un soffio lo scambio di prestiti con il Cesena per avere Candreva in cambio di Del Nero. I romagnoli hanno fatto altri due colpi nel reparto avanzato: Iaquinta e Santana. L'Udinese ha ottenuto Pazienza dalla Juventus, il Chievo Dainelli dal Genoa.
Ecco gli altri principali affari conclusi squadra per squadra nell'ultima frenetica giornata di trattative:
Atalanta: dopo la cessione di Padoin alla Juventus, i bergamaschi si sono assicurati Cazzola dalla Juve Stabia in cambio di Caserta e di un conguaglio di un milione e mezzo.
Bologna: comprato l'attaccante ventenne Bolfodil dal Lione in prestito oneroso.
Catania: ceduto Pablo Alvarez al Real Saragozza, preso Carrizo in prestito dalla Lazio ed Ebagua dal Torino. Dal Genoa, i siciliani hanno prelevato Seymour, sempre in prestito così il difensore Marco Motta, proveniente dalla Juventus. Infine, un altro aquisto a titolo definitivo dal mercato sudamericano: il difensore 24enne Wellington Teixeira Dos Montes.
Cesena: ceduto Ghezzal al Levante.
Fiorentina: ceduto Munari alla Sampdoria, dopo l'arrivo di Olivera dal Lecce. Saltato l'arrivo del marocchino El Hamdaoui dall'Ajax e di Guido Pizarro. Preso l'attaccante Kenneth Zohore dal Copenhagen.
Genoa: saltato lo scambio con la Fiorentina che avrebbe portato De Silvestri in rossoblù e Mesto alla Viola, i liguri hanno acquisito il centrocampista argentino Belluschi dal Porto e il difensore brasiliano De Carvalho in prestito dalla Figueirense. Fallito anche lo scambio per arrivare a Candreva con Birsa come contropartita.
Lazio: Cavanda girato in prestito al Bari. Ceduto Cissé al QPR. Sfumato anche l'affare Krasic sempre più vicino allo Zenit che può sfruttare una finestra di mercato più lunga (termine fine febbraio).
Lecce: preso Delvecchio dal Catania e Di Matteo dal Palermo. Ritorno di Bojinov dallo Sporting.
Roma: Pizarro ceduto al City, Marquinho in giallorosso.
Palermo: ceduto Cosenza all’AlbinoLeffe.
Siena: sfumato il sogno Pippo Inzaghi, i toscani hanno optato per Bogdani.
Serie B: Pescara nuovo padrone
Nel turno infrasettimanale di Serie B, valido per la 25.ma giornata di campionato, il Pescara balza davanti a tutti vincendo 2-1 a Crotone. Il Torino supera 1-0 il Vicenza e aggancia al secondo posto il Sassuolo bloccato dal Cittadella sullo 0-0. Il Verona batte 2-0 il Grosseto mentre il Varese passa a Livorno 3-1. Vittorie per Bari, Reggina e Ascoli, senza reti Brescia-Juve Stabia. Rinviate per neve Sampdoria-Empoli e Modena-AlbinoLeffe.
E' la serata del Pescara che espugna lo Scida di Crotone non senza grattacapi. I padroni di casa passano in vantaggio con Florenzi (quinto gol in stagione), ma si fanno raggiungere dal solito Immobile, capocanniere della Serie B, che segna da pochi passi dopo un rimpallo fortunoso e tra le proteste dei locali per un presunto controllo di mano. Nella ripresa il gol che completa la rimonta dei biancoazzurri è di Cascione (quarto sigillo in campionato) che incorna su preciso cross di Zanon. Una traversa per parte: Immobile per gli abruzzesi, Loviso per i calabresi. La squadra di Zeman conquista la prima posizione e prosegue la striscia di vittorie (sesta affermazione consecutiva).
Il Sassuolo, dopo quattro successi in altrettante gare, viene stoppato dal Cittadella in una partita brutta e avara di emozioni. Al Tombolato, gli uomini di Pea non riescono a sfondare il muro veneto e scivolano al secondo posto a -1, subendo l'aggancio del Torino che piega a fatica il Vicenza. Ventura esulta grazie all'autorete di Tonucci e i granata, dopo due pareggi di fila e un successo appena in cinque gare, pur confermando la scarsa prolificità in avanti (malgrado l'innesto di Meggiorini e la mancata cessione di Bianchi) rialzano la testa.
Tre punti fondamentali per il Verona che, al Bentegodi, si sbarazza del Grosseto grazie a una doppietta fenomenale di Lepiller: il talento di Le Havre è il protagonista assoluto della sfida siglando una rete più bella dell'altra. Gli scaligeri si portano a -4 dalla vetta staccando il Padova che subisce una brutta caduta a Bari: gli uomini di Torrente si portano avanti con Stojan, ma vengono raggiunti da Hellenius. Il neocapitano pugliese Caputo, però, nella ripresa infrange la maledizione del San Nicola, con una doppietta rabbiosa dopo che si era anche visto annullare un gol.
Il Varese passa a Livorno in rimonta. Dopo il rigore trasformato da Paulinho, i biancorossi esultano grazie a Zecchin e alla doppietta di Troest. Grande balzo in avanti della Reggina che liquida 3-1 il Gubbio con reti di Campagnacci, Bonazzoli su rigore e Freddi. Inutile il gol su punizione di Rui per gli umbri.
Vittoria di importanza capitale in coda per l'Ascoli che con un gol di Gerardi sconfigge la Nocerina e si porta al penultimo posto a un passo dalla quota salvezza. Malgrado la penalizzazione, il miracolo è assolutamente alla portata dei marchigiani. Pari a reti bianche tra Brescia e Juve Stabia, risultato assolutamente scontato viste le condizioni atmosferiche: al Rigamonti, la neve condiziona un match privo di sussulti ma questo non è sufficiente a decretare il rinvio della gara che viene invece stabilito per altre due sfide, Sampdoria-Empoli e Modena-AlbinoLeffe.
Premier: lo United riprende Mancini
In Inghilterra si riaccende il duello per il titolo fra City e United. Merito di Darron Gibson, fresco di addio a Ferguson e decisivo nella vittoria della sua nuova squadra, l'Everton, sull'undici di Mancini: 1-0 per i Toffees. I Red Devils non si fanno impressionare dallo Stoke: 2-0 con i rigori di Hernandez e Berbatov. Aggancio al City completato. Inseguono Tottenham (3-1 sul Wigan), Chelsea (1-1 a Swansea) e Liverpool (3-0 a Wolverhampton).
La 23.a giornata di Premier lascia in sospeso ogni discorso. Ma, nella fredda cronaca, ripropone la battaglia di una città. Quella di Manchester, che non attraversa un momento brillantissimo (le due squadre sono fuori da Champions e FA Cup), ma per metà riesce a sorridere. E la metà è quella United. I Red Devils, dopo una prestazione non esattamente monstre, batte il temibile Stoke City e si ripropone in cima alla graduatoria. Sapiente l'opera in regia di Paul Scholes: la gara, però, è decisa da due sciocchezze colossali della difesa ospite (falli in area su Park e Valencia). Chicarito Hernandez e Berbatov, dal dischetto, sono una sentenza.
E un altro 'diavolo rosso', Darron Gibson, fa sprofondare il City e costringe Mancini alla terza sconfitta stagionale in campionato. Senza Balotelli (fuori per squalifica), Aguero e Dzeko non pungono. Così da un'azione ben orchestrata dai Toffees (con assist finale di Donovan), nasce il gol del centrocampista irlandese, passato alla corte di Moyes durante il mercato invernale. Uno a zero e Premier totalmente in bilico, con i due Manchester in vetta a quota 54 punti. Insegue a vista d'acchio anche il Tottenham, che si sbarazza agevolmente del Wigan ultimo in classifica: gli Spurs rompono gli indugi con Bale (29'). Poi Modric (34') e ancora Bale (64') chiudono i conti. Inutile il gol di McArthur per i Latics. Redknapp sorride e risale a -5 dalla vetta.
Il Chelsea, forte del suo quarto posto in classifica (solido fin qui) gioca a rischia tutto in Galles, contro un buonissimo Swansea. La squadra di Villas Boas è costretta ad inseguire per il gol di Sinclair (ex di turno) al 40'. Sembra spacciata per l'espulsione di Cole (85') ma in pieno recupero impatta con una percussione di Bosingwa e il tocco fatale del difensore avversario Taylor. Non si sblocca Torres, alla 18.a gara filata senza gol. In attesa di vedere all'opera l'Arsenal, è il Liverpool ad accorciare sui primi. I Reds faticano nel primo tempo, poi passeggiano al 'Molineux': il Wolverhampton è poca cosa e si arrende alle reti di Carroll (53'), Bellamy (61') e Kuyt (78'). Dalglish è quinto, con la zona Champions distante appena quattro punti.
lunedì 30 gennaio 2012
UFFICIALE : Parma è fatta per Mariga
Il Parma Fc ha comunicato questa sera di aver acquisito dall'Inter, a titolo temporaneo con diritto di riscatto della meta', McDonald Mariga Wanyama. Per il centrocampista keniota, classe 1987, si tratta di un ritorno a Parma: aveva vestito la maglia crociata dall'agosto 2007 a fine gennaio 2010. Il giocatore sara' presentato ufficialmente alla stampa domani pomeriggio al Tardini. Mariga prendera' il numero 15.
Novara, Attilio Tesser esonerato
Il Novara ha deciso di cambiare rotta. Attilio Tesser è stato, infatti, esonerato. Dopo l'ennesima sconfitta in campionato, 2-0 in trasferta contro il Palermo, e l'ultimo posto in classifica (appena 12 punti), la società ha deciso di mandare via l'attuale tecnico. La panchina è stata affidata a Emiliano Mondonico che ha accettato con grande entusiasmo la nuova avventura da allenatore, anche se la sfida sarà molto difficile da affrontare.
"Non voglio avere rimpianti - ha spiegato De Salvo - e voglio provarci fino alla fine. La squadra aveva bisogno di una scossa e dunque, pur con una grande e profonda amarezza nel cuore, ho dovuto prendere questa decisione".
Mondonico, un tecnico che ha 915 panchine sulle spalle (di cui 435 in serie A) e una grande esperienza, è stato scelto - ha spiegato De Salvo - perché "ha dato il suo ok alla 'rosa', con la quale - ha aggiunto - e' convinto di poter fare un buon lavoro. E se ha esigenze particolari - ha concluso - vedremo di accontentarlo anche se manca un solo giorno alla fine del calcio mercato".
"Il primo pensiero è che si è chiuso il cerchio. Alla fine di gennaio scorso l'operazione, a distanza di un anno il caso vuole che torni a fare la vita che ho sempre fatto. Dispiace per Tesser, durante i miei momenti difficili si è sempre interessato e mi è stato vicino: il calcio e la vita sono fatti anche di queste cose. Mi auguro che il Novara possa far bene, i meriti sarebbero soprattutto i suoi", le prime parole di Mondonico, ai microfoni di Radio Sportiva..
Che genialata di Bigon: tessera Koffi per sbloccare due nuovi posti per gli extracomunitari!
Mercato? I tifosi vogliono sempre comprare ma a me la rosa sta bene così, soprattutto nel settore avanzato numericamente siamo a posto". Musica e parole di Walter Mazzarri. Il tecnico livornese è stato accontentato dalla proprietà in sede di calciomercato, ma il piano di rafforzamento partenopeo procede a vele spedite seppur sottotraccia. Il ds azzurro, Riccardo Bigon, continua a muoversi in incognito e, coadiuvato dal team scouting, monitora tutto ciò che per il club potrebbe tramutarsi in affare. Ci sono ancora alcuni tasselli da aggiungere al mosaico del Ciuccio, la rosa necessita ancora di qualche piccolo ritocco, rinforzi che potrebbero arrivare dall'estero. La cessione di Sosa al Metalist permetterà al sodalizio campano di tesserare un nuovo giocatore extracomunitario, o meglio uno dei due giocatori extracomunitari. Sì, perchè l'indagine fatta da CalcioNapoli24.it nelle ultime ore è culminata in una piacevole sorpresa che, se confermata, avrebbe del clamoroso. Andiamo per gradi. Lo scorso 5 luglio il consiglio federale ha approvato l'allargamento degli extracomunitari da uno a due. Il Napoli, in via cautelativa, già gennaio con il consiglio Federale sul piede di guerra, aveva studiato il modo per ovviare alla limitazione e all'eventuale conferma di Sosa. Strofina strofina e dalla lampada del genio Bigon sbuca Jean Romaric al secolo Kevin Koffi, attaccante della Costa d'Avorio con un passato glorioso in serie D alla Virtus Castelfranco e in Emila con il Modena, dove colleziona 26 presenze e siglando 3 gol. Vi chiederete, che nesso c'è tra questa punta semisconosciuta e la squadra che fu di Maradona? C'è, finora però non era mai emerso. Koffi, svincolato dalla Sanremese nella cosiddetta finestra di "riparazione" viene tesserato, "usato" dal Napoli per due motivi: 1)tenere socchiusa l'unica porta in caso di mancata cessione del Principito. 2) Per consentire tramite l'introduzione della nuova normativa il tesseramento di un ulteriore rinforzo extracomunitario proveniente da federeazione estera. Nell'affare col Siracusa viene inserito il difensore Andrea Petta. Una genialata della dirigenza napoletana. Koffi, dunque, non sa di essere stato pedina nello scacco matto del mercato azzurro per i mesi antecedenti all'introduzione della nuova delibera. In sintesi il Napoli ha tutt'oggi la facoltà di poter tesserare due calciatori extracomunitari provenienti da federazione estera in virtù della cessione di Sosa in Ucraina e alla cessazione del vincolo con Koffi in data 30 giugno 2011. Una manovra da oscar, per la gioia del produttore De Laurentiis.
Mercato: Inter, le mani su Kucka
Sono ore frenetiche in casa Inter che, dopo essersi assicurata Guarin dal Porto (mancano solo i dettagli), punta forte su un altro centrocampista: si tratta di Kucka, 25enne slovacco del Genoa già in comproprietà tra le due società. I nerazzurri si stanno accordando con il club di Enrico Preziosi per un prestito immediato. Intanto restano da monitorare le uscite, con Muntari che potrebbe andare al Milan con qualche mese d'anticipo.
Kucka, a differenza di Guarin, potrebbe essere utilizzato anche in Champions League, competizione off limits per il colombiano perché in questa stagione vi ha già giocato con il Porto. Ecco spiegato uno dei motivi per i quali la società di Corso Vittorio Emanuele sta cercando di tesserare immediatamente lo slovacco.
A questo punto, i nerazzurri cominceranno a lavorare anche in uscita e non è da escludere che Muntari possa anticipare di qualche mese lo sbarco sull'altra sponda del Naviglio. "Mi sembra difficile che possa essere un'opzione da qui a domani", ha dichiarato Adriano Galliani - a proposito del ghanese - durante la conferenza stampa di presentazione di Maxi Lopez. Difficile ma, comunque, non impossibile, come dimostra la vicenda last-second di Nocerino della scorsa estate. Attenzione anche a Thiago Motta che, nonostante le rassicurazioni di Ranieri, resta nel mirino del Paris Saint Germain.
CESENA . Vicinissimo al colpo Castaignos
Oggi dovrebbe essere il giorno della definizione tra Inter e Cesena del prestito di Luc Castaignos, ormai escluso anche dalla panchina nerazzurra. Non è escluso che le due società discutano di un trasferimento, sempre in prestito, in direzione opposta, vale a dire quello di Antonio Candreva.
UFFICIALE:Fiorentina preso Olivera
Visite mediche previste in mattinata a Firenze per l'ex-juventino, proveniente dal Lecce. Il trasferimento è definitivo, per il Lecce c'è un milione e mezzo di euro.
UFFICIALE :Palermo preso Viola dalla Reggina
Il Palermo ha reso noto di avere acquistato Nicolas Viola dalla Reggina Calcio con la formula della compartecipazione. Il calciatore, che ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2016, rimarrà in prestito alla società calabrese sino a fine stagione.
Colpo Genoa preso Belluschi
Il Genoa ha chiuso per Fernando Daniel Belluschi. Il centrocampista argentino del Porto arriva in rossoblù con la formula del prestito con diritto di riscatto.
CAGLIARI-JUVE, IL NODO DELLA TRATTATIVA NAINGGOLAN
Il nodo della trattativa tra Juventus è Cagliari - ha confermato poco fa Sky Sport - non è tanto sulla valutazione di Nainggolan, ma sul giocatore da dare al club sardo proprio per sostituire il centrocampista belga. Bisognerà trovare un centrocampista che possa convincere Cellino. Parolo e Marrone restano i nomi caldi.
Inter: svolta per Guarin, accordo vicino
(ANSA) - MILANO, 30 GEN - Svolta nella notte per l'arrivo del centrocampista del Porto e della nazionale Guarin all'Inter. Manca l'ufficialita' ma la trattativa e' a buon punto e l'annuncio potrebbe arrivare in giornata. Guarin e' un calciatore colombiano, nato a Medellin il 30 giugno 1986. L'arrivo di Guarin non e' legato alla posizione di Thiago Motta il quale potrebbe essere ceduto a giugno, nonostante l'interessamento del Paris Saint Germain. Minuti contati perche' domani e' l'ultimo giorno del mercato invernale.
Cisse, il francese va al QPR... Nel pomeriggio l'arrivo a Londra, la firma e l'ufficialità
Era nell'aria, le indiscrezioni erano trepelate anche nei giorni scorsi ma la certezza ancora non c'era. Poi le parole del ds Tare: "Il QPR ci ha chiesto Cisse", poi l'ennesima panchina per il francese contro il Chievo poi ancora parole sibilline pronunciate nella zona mista del Bentegodi di Verona: "Se vado via? Forse". E così sia. Secondo indiscrezioni raccolte dalla redazione de Lalaziosiamonoi, Djibril Cisse saluta la Lazio, dopo solo sei mesi nella Capitale, e torna nell'amata Premier League. Quella del QPR la sua nuova maglia, Londra la sua nuova città, è pronto il Leone nero per una nuova avventura che sappia riscattare questi mesi negativi alla Lazio, in serie A, quel campionato che l'avrebbe dovuto rilanciare. Cessione a titolo definitivo, il club londinese e i biancocelesti hanno trovato un accordo per la cessione a titolo definitivo intorno ai 5 milioni di euro. Una minusvalenza per il patron Lotito che, questa estate, lo aveva acquistato dal Panathinaikos per 5,8 milioni. Certo è che si va ad alleggerire notevolmente il monte ingaggi: Cisse avrebbe dovuto percepire 2,2 milioni in un anno, essendo passati solo sei mesi dal suo arrivo il francese si porta via 1,1 milioni, un bel risparmio per le casse della Lazio. Ora manca solo la firma e l'ufficialità, nel pomeriggio è previsto l'aereo che porterà Cisse a Londra.
Honda esulta: ora è davvero della Lazio! Le società hanno trovato l'accordo definitivo... Il giocatore atteso a Roma per la firma del contratto
ROMA – Oramai era nell’aria, e che oggi potesse essere il giorno decisivo per l’ingaggio di Keisuke Honda lo si era capito dalle dichiarazioni delle varie parti in causa che nell’ultima settimana, a partire dal blitz segreto in Russia del direttore sportivo Igli Tare raccontato in Esclusiva dalla nostra redazione, hanno riempito di indiscrezioni questa telenovela. Oggi però, finalmente, siamo arrivati all’ultimo capitolo di questa vicenda e il giapponese potrà coronare il suo sogno di diventare un giocatore della Lazio. Secondo indiscrezioni raccolte da Lalaziosiamonoi.it, le ultime incomprensioni sono state superate, e quella piccola differenza tra domanda e offerta è stata ormai colmata inducendo così il CSKA Mosca ad accettare la proposta biancoceleste. Sono circa 12 i milioni che andranno a rimpolpare le casse del club russo che ha così dato il via libera al talentuoso giapponese che a questo punto deve solamente mettere la propria firma sul contratto che lo dovrebbe legare alla Lazio fino al 2016. La sua volontà è stata fondamentale nella chiusura positiva di questa trattativa, Keisuke aveva voglia di confrontarsi con un nuovo campionato, un torneo difficile come la nostra Serie A dove potrà mettersi in mostra e diventare ancora di più l’icona della nazionale giapponese guidata da Alberto Zaccheroni. Honda diventa così il terzo giocatore nipponico nel nostro campionato, aggiungendosi a Morimoto del Novara e Nagatomo dell’Inter e la sua futura maglia numero dieci (rimasta libera dal giorno della partenza di Mauro Zàrate, ndr) andrà sicuramente a ruba in tutta la comunità giapponese presente a Roma e non solo. Una grandissima operazione quella del tandem Tare e Lotito, sia dal punto di vista tecnico che da quello del marketing, un investimento importante arrivato nella finestra di mercato di gennaio per aiutare la Lazio a continuare il suo processo di crescita già a partire da questa stagione, con la Lazio ancora in corsa in campionato e in Europa League, e anche in prospettiva futura visto che il giocatore ha appena 25 anni. Una bandiera biancoceleste è stata piantata nella terra del Sol Levante, adesso tocca a Honda dimostrare il suo valore e siamo sicuri che da vero Samurai non tradirà le aspettative. Questione di onore.
Milan, passeggiata sul Cagliari
A 24 ore di distanza dal successo della Juve contro l'Udinese, il Milan risponde alla capolista schiantando il Cagliari e riportandosi a una sola lunghezza dai bianconeri. Al Meazza i rossoneri si aggrappano al solito Ibra che chiude la partita nel giro di sette minuti. Al 32' è lo stesso svedese a trovare l'1-0 su punizione. Al 39', invece, Ibra si limita a servire a Nocerino il pallone del 2-0. Al 76' Ambrosini firma il definitivo 3-0.
LA PARTITA
Basta Ibra, come al solito o quasi, e una serata che sembra grigria si incanala sul binario giusto. Due giocate e via, come nulla fosse. Prima, al 32', una punizione che si infila nel sette. Quindi, sette minuti dopo, una sponda di petto per il destro micidiale di Nocerino: 2-0 e fine dei giochi. E' imbarazzante la facilità con cui il Milan passa su un buon Cagliari. E' imbarazzante perché tutto accade senza che sia necessario un vero e proprio sforzo, senza che vi sia la necessità di spingere, pressare e, infine, stritolare l'avversario.
Basta Ibra, appunto, quasi sempre, perché con la sua forza fisica e la sua classe sa spostare gli equilibri e rendere leggera ogni salita. Fa, semplicemente, la differenza e segna la differenza tra un Milan che sa vincere anche quando non ce la mette tutta e una Juve che ha bisogno di spingere sempre al massimo e, per farlo, deve poter contare su una condizione fisica ottimale. Per capirci, la domanda è: cosa accadrà quando il fiato comincerà a essere corto? La risposta potrebbe arrivare già nel turno infrasettimanale che attende chi scappa e chi insegue, perché a Torino la banda di Conte ha vinto una partita difficile, giocata benissimo ma sempre al massimo, mentre il Milan, al Meazza, ha fatto quel che si doveva tenendo fiato nei polmoni per la prossima tappa.
Eppure, nonostante un andamento lento e un paio di sostituzioni importanti (fuori Seedorf e Robinho), i rossoneri hanno trovato il 3-0 con Ambrosini e sfiorato il poker in almeno altre tre occasioni (due con El Shaarawy). L'indicazione più importante è però arrivata negli ultimi minuti, quando Allegri ha trovato uno spazietto a Inzaghi. Pippo, a sensazione, potrebbe aver giocato contro il Cagliari la sua ultima gara con la maglia del Milan. Qualche segnale porta in questa direzione e porta, di conseguenza, nella direzione di Tevez. Dopo 90 minuti facili facili i rossoneri sono attesi da 48 ore durissime. Due giorni, due giorni appena, che potrebbero cambiare la storia di questa stagione: Tevez o non Tevez, questo è, sempre, il problema.
Serie A: Budan castiga il Novara
Il Palermo batte 2-0 il Novara, in un incontro valido per la 20.ma giornata del campionato di Serie A. Al Barbera, i piemontesi partono bene ma vengono trafitti in contropiede da Budan al 41' innescato magistralmente da Miccoli. Nella ripresa l'attaccante croato firma la sua doppietta al 72', ancora una volta su assist del capitano rosanero. Il Palermo sale a quota 27 in classifica, mentre il Novara resta ultimo con appena 12 punti.
LA PARTITA
Dopo la vittoria di domenica scorsa contro il Genoa, il Palermo guadagna altri tre punti che lo lanciano in una posizione di classifica gratificante per le ormai consuete tribolazioni che vive in ogni stagione la squadra rosanero. Fermarsi a un successo alla vigilia annunciato sarebbe però ingeneroso nei confronti di un Novara, che a dispetto della disarmante posizione di classifica, fa la sua parte. La colpa della squadra piemontese è di trasformarsi in regina dei paradossi. Gli uomini di Tesser non impostano la partita come il classico fanalino di coda che si chiude sul campo di una formazione tecnicamente superiore e riparte, ma hanno la spregiudicatezza (o forse il coraggio che deriva dalla sensazione di non avere più nulla da perdere) di comandare le operazioni. Gli ospiti vanno vicinissimi al gol con Caracciolo che, innescato da un ispirato Rigoni, salta Silvestre senza però riuscire a incrociare un pallone che Viviano riesce a disinnescare senza troppi patemi. Il Novara spinge e su un corner a favore subisce il più classico dei contropiedi sul finire di tempo. Miccoli serve d'esterno Budan che non si fa pregare.
Nel secondo tempo i siciliani gestiscono bene il vantaggio e proprio nel momento di maggior pressione degli ospiti, il capitano rosanero prima va vicinissimo alla gioia personale colpendo il palo su un'altra ripartenza fulminante e poi delizia ancora una volta il suo pubblico. Il cross che sforna è un'altra palla che chiede solo di essere spinta in buca e a beneficiarne è di nuovo il lungo attaccante croato. Il match non regala altri sussulti degni di nota, eccetto un diagonale di Rigoni che, malgrado la giocata in bello stile, non riesce a concretizzare. Il 2-0 condanna i piemontesi a cui resta ormai solo la forza della disperazione, visti anche gli altri risultati di giornata. Mutti festeggia la seconda vittoria consecutiva e, godendosi la classe di Miccoli e i positivi innesti dei nuovi acquisti, respira dopo un inizio di gestione a dir poco complicato.
LE PAGELLE
Il Napoli si sveglia tardi: ko 3-2
Il Napoli continua la sua altalena e a "Marassi" incassa la quinta sconfitta in campionato. Il Genoa vendica il 6-1 subito all'andata e risponde con un meno roboante, ma ugualmente significativo 3-2. I rossoblu dominano il primo tempo, in cui vanno a segno con una perla di Palacio al 31' e Gilardino al 36'. Ancora Palacio sembra chiudere il match al 25' della ripresa, poi Cavani al 35' e Lavezzi al 37' infiammano il finale. Ma è tardi.
LA PARTITA
A "Marassi" tutto ruota attorno al 6-1 dell'andata: il Genoa vuole vendicare quell'umiliazione, il Napoli cerca di "resettarsi" in fretta per concentrarsi sulla nuova partita. In campo, però, il giochetto riesce solo ai rossoblu, che mandano al tappeto un avversario stanco di gambe, per la battaglia di Coppa Italia contro l'Inter, e di testa. Una lezione di calcio che va in scena per oltre un'ora, ma che all'improvviso sembra sciogliersi come la neve che cade su Genova. Nonostante il doppio colpo di reni dei campani, l'esito non cambia e dice che adesso tra Napoli e Genoa ci sono solo due punti.
Nel primo tempo si capisce subito che sarà una domenica difficile per gli azzurri. Il turnover varato da Mazzarri, come al solito. non porta buoni frutti e i liguri schiacciano nella loro metà campo Cannavaro e compagni. Lavezzi e Pandev provano a mettere in difficoltà la difesa di casa, ma con poco costrutto. E' De Sanctis, invece, che deve preoccuparsi. Palacio, Gilardino e Jankovic mettono pressione al portiere ospite, che resiste solo per la prima mezz'ora. Poi un destro al volo dello stesso Palacio e una stoccata di testa di Gilardino firmano l'uno-due che tramortisce il Napoli. Come se non bastasse, poco prima dell'intervallo Cannavaro è costretto a lasciare il campo per infortunio alla caviglia sinistra dopo una brutta entrata di Mesto.
La ripresa si apre con l'arrivo dei fiocchi di neve, ma nessun cambio da parte del Napoli. Gli azzurri, però, hanno un piglio diverso e provano a riaprire la partita. Nemmeno l'ingresso di Cavani, però, sembra cambiare l'esito della sfida, soprattutto dopo che Palacio infila De Sanctis per la terza volta quando mancano venti minuti alla fine. Una dura mazzata per gli uomini di de Laurentiis. Che però non ci stanno e nello spazio di due giri di lancette raggelano il tifo rossoblu: prima Cavani e poi Lavezzi lanciano l'assalto al fortino genoano. Nel recupero Dzemaili ci prova da lontano e sul fronte opposto Palacio spreca malamente un contropiede due contro uno. Gli ultimi due sussulti di una partita dalle mille emozioni.
Il Bologna rallenta la Roma: 1-1
La Roma pareggia con il Bologna e interrompe la striscia di quattro vittorie consecutive. All'Olimpico finisce 1-1, con gli emiliani che passano in vantaggio al 57' grazie a Di Vaio, che sfrutta un errore di Juan e batte Gillet. La reazione giallorossa è immediata e, cinque minuti più tardi, Pjanic trova il pareggio con un calcio di punizione. La squadra di Luis Enrique chiude in attacco a caccia della vittoria ma il Bologna si chiude bene.
LA PARTITA
La rincorsa si inceppa all'Olimpico, con uno di quei passaggi a vuoto che però, stavolta, fa da spartiacque per la stagione della Roma. Totti e compagni dicono definitivamente addio ai sogni di gloria e continuano a vedere lontano il terzo posto valevole per la Champions. A tradire Luis Enrique, contro il Bologna, è stato soprattutto Lamela. Proprio lui, il ragazzino difeso dal tecnico spagnolo dopo le polemiche per l'espulsione in Coppa Italia e la cena, successiva, della squadra: "Segnerà due gol, lo stadio tremerà", prometteva lo spagnolo in conferenza. All'Olimpico, invece, non va proprio così, perché l'ex River - autentico uomo in più nei quattro successi di fila giallorossi - non entra mai in partita e viene sostituito al 16' della ripresa.
La prima notizia, innanzitutto, è che Luis Enrique schiera la stessa formazione per due partite consecutive. In attacco ci sono dunque Totti, Lamela e Borini, preferito a Bojan. Senza De Rossi, il centrocampo della Roma vede Gago davanti alla difesa con Greco e Pjanic al suo fianco. E' qui che il Bologna trova la chiave per ingolfare la fluidità (delle ultime settimane) della manovra giallorossa ed è questa, all'Olimpico, la seconda notizia del pomeriggio. Pioli sceglie un 3-4-2-1 dove le due mezze punte, Taider e Diamanti, stazionano più che altro a centrocampo creando così un sei contro tre nel duello in mediana. Con gli spazi intasatissimi, la Roma è costretta a provarci costantemente da fuori ma ogni conclusioni va in archivio con l'etichetta "da dimenticare". Raggi, al 37', sfiora il vantaggio sugli sviluppi di un angolo calciato da Diamanti: la palla sbuca davanti al difensore che, però, col ginocchio manda a lato con la porta vuota.
Altra musica nella ripresa, con la banda di Luis Enrique che entra in campo affamata e decisa. A parte Juan, che dopo undici minuti si perde Di Vaio a cui lascia una prateria che termina davanti a Stekelenburg: sinistro a incrociare e 1-0 Bologna. La Roma non ci sta, pareggia con un perfetto calcio di punizione di Pjanic (62') e si getta all'assalto di Gillet, provvidenziale su Bojan (65') e sullo stesso Pjanic (66'). Ai giallorossi, però, manca il consueto palleggio e l'attenzione delle ultime gare, tanto che ancora Di Vaio, in pienio contropiede, chiama Stekelenburg al miracolo (64'). Al centrocampo romanista sono mancate tremendamente le idee e la grinta di De Rossi (pubalgia), ancora alle prese con il rinnovo contrattuale. "Ci siamo quasi", filtra negli ultimi giorni da Trigoria. I tifosi della Roma, dopo la settimana che li ha visti uscire anche dalla Coppa Italia, si consolino così.
Hernanes-Klose: riecco la Lazio
La Lazio dà tre calci alla crisi di risultati che l'aveva attanagliata tra campionato e Coppa Italia. A Verona, la formazione di Edy Reja schianta il Chievo con un indiscutibile 3-0, firmato nel primo tempo da Hernanes (al 21') e nel finale dalla doppietta del solito, implacabile Miroslav Klose in gol per due volte nel giro di un minuto (dal 43' al 44'). Poche, per il Chievo, le occasioni per pareggiare quando il risultato era sullo 0-1.
LA PARTITA
Come liberata dal peso dell’altissima classifica, dei sogni mostruosamente proibiti dei tifosi, la Lazio ritrova quel sano pragmatismo degno di una provinciale gran lusso. E vince su un campo difficile, anche nel senso letterale del termine (le zolle per aria sono al potere, a Verona), rilanciandosi nella lotta per l’accesso in Champions, che rappresenterebbe il vero scudetto dei Lotito boys.
Qualcosa di positivo è sicuramente successo nei quattro giorni trascorsi tra la scoppola di San Siro in Coppa Italia e l’appuntamento col Chievo. La squadra di Reja ha vinto la partita innanzitutto grazie alla compattezza, a una solidità anche psicologica che ha permesso prima di spegnere gli ardori iniziali del Chievo con il vantaggio di Hernanes (al 21’, deviazione su palla sporca di Rocchi dopo un ottimo lavoro in area di Lulic) e quindi di reggere senza eccessive sbavature il tentativo a corrente alternata dei “mussi” di cogliere il gol del pareggio. Nelle poche volte in cui Paloschi e soci sono passati dalle parti del “carpe diem”, a mantenere intatta la ritrovata sicurezza della Lazio ci ha pensato Marchetti, bravo su Pellissier nel primo tempo e addirittura bravissimo in uscita bassa nella ripresa su Thereau, arrivato al vertice dell’area piccola con in canna la bordata vincente.
Episodi, comunque, in un canovaccio che ha visto la Lazio ridurre al minimo sindacale le amnesie difensive (Biava anche meglio di Dias), tenere bene sulle fasce e innescare il contrattacco appoggiandosi al dinamismo di Lulic – in continua crescita – e all’enorme intelligenza calcistica di Klose, umile prima nell’operare quasi da trequartista alle spalle di Rocchi e quindi elegantemente spietato a finire il Chievo con due gol d’autore nel finale quando, con l’ingresso di Cissé al posto del capitano, è toccato a lui fungere da terminale. L’ex-Bayern, ci fosse stato ancora bisogno di conferme, è l’uomo dal quale passano le fortune della Lazio 2011/12: con lui davanti e questo Marchetti dietro, basta che gli altri facciano il loro dovere per togliersi soddisfazioni importanti. Quelle che non sta conoscendo Campedelli, uscito infuriato prima del fischio finale. Nessuno, nella terra dei pandori, intravvedeva a inizio anno grandi orizzonti di gloria. Ma sconfitte così, anche a distanza di sicurezza dalla Serie B, non fanno mai parte di qualsiasi "progetto".
L'Atalanta espugna Cesena: 1-0
L'Atalanta trova la prima vittoria del 2012. Dopo tre sconfitte consecutive (Milan, Lazio e Juventus) la Dea si impone 1-0 sul campo del Cesena. Match, quello della 20.esima giornata di Serie A, povero di emozioni deciso da un autogol. Marco Rossi condanna i bianconeri alla sconfitta al 31' della ripresa quando devia nella propria porta il traversone dell'ex Schelotto. I nerazzurri poi rimangno in 10 per il rosso (doppio giallo) a Denis.
LA PARTITA
Finisce 1-0 per l'Atalanta l'incontro nel sintetico del "Manuzzi" fra i bergamaschi e il Cesena padrone di casa. Risultato che penalizza la formazione romagnola, in cerca di punti soprattutto in casa per puntare alla salvezza.
Atalanta subito in avanti. Al 6' Schelotto lanciato verso la porta tira e mette in difficoltà Antonioli, che devia in angolo. Appena quattro minuti dopo Parolo riceve palla e dai 25 metri fa partire un tiro che Consigli riesce a deviare in angolo. Ottima regia di Mutu in una ripartenza al 19'. Il suo tiro viene respinto da Consigli, mentre nella ribattuta interviene Guana ancora su proposta di Mutu, ma il suo tiro finisce sull'esterno della rete. La partita non riesce ancora a decollare. Al 25' l'Atalanta chiede un rigore per un presunto fallo su Denis, ma Tagliavento ammonisce l'attaccante argentino per simulazione. Nerazzurri in avanti al 29': Denis lancia verso la porta Marilungo, che gira al volo, ma nessun problema per Antonioli, che para a terra. Palla d'oro per Mutu al 34' partito sul filo del fuorigioco, ma la palla rimbalza sul sintetico e prende velocità e il romeno non riesce a controllare solo davanti a Consigli. Un solo minuto dopo ancora Mutu protagonista grazie a un tiro dal limite dell'area che impegna ancora il portiere nerazzurro, costretto a deviare in angolo. I movimenti di Mutu diventano insidiosi e difficili da gestire per la difesa bergamasca. Atalanta a un passo dalla rete al 38': Lucchini stoppa il pallone, ma la sua conclusione e un po' troppo alta. Denis va sul fondo sulla destra al 42', Moralez segue l'azione dalla parte opposta, riceve palla ma di testa manda incredibilmente fuori a porta spalancata. Finisce così senza reti la prima frazione di gioco.
Nessun movimento nelle panchine di entrambe le squadre al rientro nella ripresa. Subito il solito Mutu in evidenza nei primissimi minuti con una conclusione che finisce alta. Partita ancora priva di grandi emozioni nei primi quindici minuti della ripresa. L'incontro si sblocca al 32' quasi per caso con l'Atalanta che passa in vantaggio. Schelotto scende sulla destra e tenta il traversone ma Rossi, nel tentativo di deviare in angolo, ci mette la punta del piede e infila la palla nella sua porta. Nulla da fare per Antonioli. Al 34' della ripresa l'Atalanta resta in dieci per l'espulsione di Denis, che si fa ammonire per la seconda volta. La squadra di Arrigoni ha l'opportunità di attaccare per puntare al pareggio. Al 46' il Cesena ha la più importante occasione per il pareggio: Martinez solo davanti a Consigli perde tempo per aggiustarsi la palla e quando prova a tirare e' troppo tardi percHé la sua indecisione permette al portiere nerazzurro di respingere la conclusione. Nulla da fare per il Cesena e 1-0 finale per l'Atalanta che torna così al successo dopo tre sconfitte di fila. Di contro la formazione romagnola non avrebbe meritato di perdere, ma questa sconfitta casalinga complica ulteriormente il cammino verso la salvezza.
Giacomazzi sgonfia l'Inter: 1-0
L'Inter cade sul più bello: dopo sette vittorie di fila esce sconfitta per 1-0 dal Via del Mare di Lecce e viene scavalcata in classifica dalla Lazio. A condannare gli uomini di Ranieri è un gol al 40' di Giacomazzi, che approfitta di un 'buco' difensivo e infila Julio Cesar. Portieri protagonisti: nel primo tempo il brasiliano è bravo a fermare Muriel, Benassi fa un doppio miracolo su Samuel e Pazzini; nella ripresa bravi su Di Michele e Pazzini.
IL TABELLINO
Il primo tempo del Via del Mare è un succedersi continuo di emozioni. E' l'Inter a fare la partita ma il Lecce si chiude bene dietro e fino alla mezz'ora in pratica non corre rischi, se non all'11' per un'incredibile leggerezza di Benassi: il portiere giallorosso sbaglia il controllo e regala il pallone a Milito, che però non trova lo specchio della porta. A parte questo rischio, dicevamo, gli uomini di Cosmi reggono bene la pressione dei nerazzurri, che sviluppano il gioco soprattutto per linee verticali e di fatto vanno a imbrigliarsi tra le maglie avversarie. I padroni di casa puntano sulle ripartenze e quando ci riescono sono pericolosissimi: bravissimo Julio Cesar al 19' a bloccare all'ultimo Muriel lanciato a rete. E ancora Muriel mette in apprensione la difesa ospite in altre due occasioni (28' e 29'), quando scodella un pallone in area dove non c'è nessun compagno e non ci arriva su un traversone dalla sinistra.
Alla mezz'ora l'Inter cambia marcia e comincia a fare quello che deve: Sneijder gonfia il petto, ecco scambi veloci e inserimenti da dietro per cercare di sorprendere la retroguardia del Lecce. A salvare i salentini ci pensa però proprio quel Benassi che aveva iniziato malissimo: doppio miracolo prima su colpo di testa di Samuel al 31' e successivamente su conclusione sul secondo palo di Pazzini. E ancora Inter vicinissima al vantaggio con Cambiasso, che di testa spedisce fuori di poco. Ma nel momento migliore, doccia gelida per i nerazzurri: al 40' cross dalla trequarti di Oddo, Cambiasso non la prende, 'buco' Samuel-Lucio, Giacomazzi ringrazia e brucia Julio Cesar.
A inizio ripresa Ranieri torna all'antico: dentro Alvarez e fuori Sneijder. E al 6', su corner dell'argentino, il connazionale Samuel colpisce il palo. Su ribattuta Cambiasso va in gol ma l'arbitro ferma tutto per fuorigioco. Il secondo tempo è monologo nerazzurro: ospiti avanti a testa bassa alla ricerca del pareggio e Lecce chiuso nella propria metà campo. Ma la manovra dei Ranieri boys non è fluida come nella seconda metà della prima frazione: tutti avanti ma la lucidità è poca. Alvarez ci prova da una ventina di metri, il tiro è inguardabile. E ancora Benassi è provvidenziale a uscire coi pugni su cross dell'argentino. L'Inter va anche in gol ma viene segnalato fuorigioco a Milito. Ranieri prova l'ultima carta per rimettere in piedi la partita: fuori Obi e dentro Zarate. Giacomazzi di testa salva sulla linea poi Samuel anticipa all'ultimo Di Michele sventando un pericolo. Nel finale portieri ancora protagonisti: Benassi, ancora lui, è strepitoso su incornata di Pazzini; il collega Julio Cesar lo imita spedendo in angolo una gran conclusione di Di Michele.
Dopo l'uscita in Coppa Italia, l'Inter si ferma anche in campionato stoppando la sua clamorosa rimonta. Bella ma vulnerabile nel primo tempo, nella ripresa, con il sacrificio di Sneijder, tanto fumo ma poca sostanza. Il Lecce dal canto suo esulta con il primo successo casalingo.
domenica 29 gennaio 2012
Lazio, Inzaghi al posto di Cissé
"Non sono qui per fare la riserva". Dopo aver ritrovato il feeling col gol a San Siro, là dove l'aveva lasciato a settembre, Djibril Cissé ha sfogato tutta la sua rabbia lasciando intuire di essere disposto a cambiare aria. A rilanciare l'ipotesi, mai smentita dalla Lazio, è l'interesse Oltremanica del QPR. Gli inglesi sono disposti a offrire 4 milioni di sterline ai biancocelesti che pensano a Filippo Inzaghi, ormai in rottura totale con Allegri.
Un gol e una capriola per esultare ed esprimere tutta la propria rabbia. La gioia personale mancava a Cissé dalla prima giornata effettiva di campionato, nel lontano settembre. Stesso scenario e stesso avversario, il Milan a San Siro, per un inizio d'avventura in biancoceleste che prometteva scintille. Poi qualcosa s'è inceppato là davanti col francese che non ha più trovato la via del gol, limitandosi - comunque con merito - a collezionare assist e qualche prestazione negativa di troppo che ha consentito a Rocchi di scavalcarlo nelle gerarchie di Reja. Inaccettabile per Cissé che dopo la partita di Coppa Italia l'ha detto chiaro e tondo: "Non sono qui per fare la riserva". E allora quelle che sembravano solo voci di mercato si sono trasformate in trattative col QPR che si è fatto avanti in tono deciso. Quattro milioni di sterline - riporta il The Guardian - anche se non è da escludere la pista estrema del prestito. Quest'ultima soluzione è però legata alla ricerca di un sostituto all'altezza.
Il candidato ideale sembrerebbe essere SuperPippo Inzaghi. La società biancoceleste non ha mai nascosto l'ammirazione per il giocatore che ormai sembra aver incrinato definitivamente i rapporti con Allegri che non lo ha schierato nemmeno in Coppa Italia. Un avvicinamento c'è già stato in passato e la trattativa potrebbe concretizzarsi vista l'opportunità per SuperPippo di giocare in Europa League e far ripartire la caccia a Raul. Situazione resa ancora più complicata al Milan dall'arrivo di Maxi Lopez visto che l'argentino potrà giocare anche la Champions. Non dovesse concretizzarsi la pista Inzaghi comunque c'è anche l'alternativa Olic del Bayern Monaco.
Inter: Coutinho va all'Espanyol
Philippe Coutinho, per Lecce, è stato convocato, ma da lunedì non farà più parte della rosa di Ranieri visto che è tutto fatto per la sua cessione, in prestito, agli spagnoli dell'Espanyol. Thiago Motta (problema al polpaccio), invece, non fa parte della comitiva che ha raggiunto la Puglia ma con ogni probabilità rimarrà all'Inter anche se il Psg non molla la presa: l'ultima offerta (8 milioni), però, non soddisfa la società nerazzurra.
Il giovane trequartista aveva espressamente chiesto di giocare con più continuità per evitare di perdere la nazionale brasiliana che parteciperà alle Olimpiadi di Londra 2012. Il club l'ha accontentato e, da lunedì, Coutinho sarà ufficialmente un giocatore dell'Espanyol fino al termine della stagione. L'Inter, infatti, crede ancora nel ragazzo e ha così deciso di lasciarlo partire ma solo con la formula del prestito.
Intanto rimane ancora uno spiraglio per una eventuale cessione di Thiago Motta al Paris Saint Germain. Ranieri ha più volte espresso la sua volontà e la sua opinione sul giocatore, elemento imprescindibile per il tecnico nerazzurro. La società, però, non ha mai chiuso le porte ai francesi, che potrebbero rilanciare una prima offerta (rifiutata) di otto milioni di euro. Il club di Corso Vittorio Emanuele ne chiede non meno di dieci, e non è affatto improbabile che il Psg, entro martedì sera, decida di alzare l'offerta arrivando a soddisfare i desiderata interisti.
Alla Fiorentina il derby toscano
La Fiorentina si impone nel derby toscano della 20.esima giornata di Serie A. La squadra di Delio Rossi batte 2-1 il Siena e sale a quota 25 punti in classifica. I Viola passano dopo 4' grazie al gol di Jovetic e raddoppiano nella ripresa con il colpo di testa di Natali al 18'. Nel finale gol dei bianconeri con Calaiò su rigore. Buonissimo l'esordio con la maglia dei gigliati di Amauri: l'attaccante ex Juventus ha sfiorato tre volte il gol.
sabato 28 gennaio 2012
Liga: tris Real, il Barca va a -7
E' fuga Real dopo gli anticipi della 20.a giornata della Liga. I Merengues battono 3-1 in rimonta il fanalino di coda Saragozza, in vantaggio con Lafita dopo 11', grazie ai gol di Kakà (32'), Cristiano Ronaldo (50') e Ozil (57') e si portano in classifica a +7 sul Barcellona, fermato sullo 0-0 in casa del Villarreal. I blaugrana falliscono una grande occasione da rete con Fabregas, che a 2' dalla fine calcia alto a porta praticamente vuota.
Liga, altra vittoria in rimonta per il Real: Zaragoza battuto 3-1
E con oggi sono tre le partite consecutive in cui il Real si è trovato in svantaggio nella Liga Spagnola. Ancora una volta però le merengues hanno confezionato un recupero praticamente senza affanni, anche se questi sono numeri che non possono far felice Mourinho, in particolare se si guarda la caratura delle avversarie di questo particolare trittico: Mallorca, Bilbao ed oggi Zaragoza. Alla fine la partita si conclude con il risultato pronosticabile alla vigilia per il più classico dei testa-coda.
APRE LAFITA, PAREGGIA KAKA' - La partita inizia con il Real che prova a mettere subito in chiaro la disparità di forze in campo: Ronaldo ci prova con una violenta punizione dalla sinistra ma il suo destro finisce a lato, sebbene di poco. Passano cinque minuti e Benzema si divora un goal praticamente fatto, sparando fuori di testa un perfetto assist del portoghese proveniente dalla sinistra. Mani nei capelli per Mourinho che non si capacita dell'errore del suo centravanti. Al 11' il Real va sotto: clamorosa ingenuità della difesa di casa che si addormenta su un calcio di punizione battuto velocemente dalla tre quarti e viene completamente messa fuori causa dall'assist di Aranda, che taglia metà la retroguardia e consente a Lafita il più facile del tap in. La riscossa è affidata a Granero, che penetra in area con un'azione personale ed è steso da un doppio intervento di Dujmovic-Obradovic, ma l'arbitro non se ne avvede e lascia giocare, negando un rigore piuttosto netto al centrocampista spagnolo. Al 27' Kakà si mette in luce avvitandosi con perfetta coordinazione su invito da fermo di Ozil ma il suo colpo di testa finisce di pochissimo fuori, dando l'illusione del goal ai tanti tifosi accorsi al Santiago Bernabeu. Il pareggio arriva cinque minuti dopo, grazie proprio al brasiliano, bravo a sfruttare al massimo un delizioso passaggio filtrante di Ronaldo, che lo pesca a tu per tu con Roberto. Il brasiliano ha il tempo di stoppare, guardare il segnalinee per un controllo sulla posizione rispetto alla linea del fuorigioco e battere l'estremo difensore giallonero con un morbido destro che gonfia la rete. All 37' Ronaldo ha un'altra occasione per mettere fine al suo digiuno di goal da calcio di punizione, ma il sortilegio continua ed il pallone è di poco alto sulla traversa di Roberto. A pochi minuti dal duplice fischio la difesa di casa si complica la vita con un pasticcio in mezzo all'area di rigore: dapprima Carvalho regala una rimessa al Zaragoza, poi Pepe pecca di sicurezza rischiando di farsi rubare palla in area piccola, cavandosela però con un rischioso dribbling sulla linea di fondo. Finale di tempo all'attacco per i Galacticos che provano l'affondo con Altintop ma il Zaragoza si chiude bene e va al riposo sul pareggio.
AL REAL BASTANO 10' - La ripresa inizia con un vero e proprio assedio degli uomini di Mourinho alla porta di Roberto, con il Real che costruisce tre palle nitide per il vantaggio solo nei primi 120 secondi gioco, non riuscendo tuttavia a trasformarle in rete. Goal che arriva al 4' di gioco, un'azione da manuale: Granero, servito da Benzema, vede l'inserimento sulla destra di Ozil e lo serve sulla corsa. Il tedesco crossa teso e rasoterra al centro dove arriva Ronaldo per l'appoggio in rete, nell'imitazione di una delle più classiche azioni rugbistica. Meta raggiunta dopo soli 49' per le merengues, che si portano in vantaggio. Passano solo 6 minuti ed il Real si porta sul 3-1, grazie ad una sassata mancina di Ozil, che beffa sul primo palo Roberto su perfetto invito di Kakà. All'ora di gioco primi cambi del match, con Jimenez che si gioca il tutto per tutto inserendo Postiga per Micael, tra i peggiori in campo, e Barrera per Aranda. Mourinho risponde inserendo Diarra per Alonso, applaudito da tutto il Bernabeu, con il nazionale spagnolo non esattamente entusiasta della sostituzione decisa dal tecnico portoghese. Pochi minuti dopo, fuori anche Kakà, tra i protagonisti della partita, e spazio al giovane Callejon. Come spesso accade quando entra, l'ex Espanyol non ci mette molto a farsi notare, provando la conclusione da fuori area su cui Roberto è però attento. Al 70' il Zaragoza prova a riaprire la partita con un contropiede fulmineo che porta Postiga a tu per tu con Casillas: il suo sinistro tuttavia è ben respinto dal Capitano madrileno. Pochi secondi dopo ultimo cambio per Mourinho che toglie Benzema ed inserisce Higuain. Al 75' Ronaldo sciupa l'occasione di arrotondare ulteriormente il punteggio, saltando senza problemi Roberto ma facendosi recuperare da Obradovic che con una spallata non priva di malizia atterra il portoghese e salva la propria porta. Inutili quanto ingiustificate le proteste dell'ex Pallone d'Oro. Gli ultimi minuti di gioco non regalano particolari emozioni, ed il Real incamera gli ennesimi tre punti in rimonta, per il Zaragoza situazione di classifica sempre più difficile, anche se non era certo oggi che la squadra di Jimenez doveva vincere.
FA Cup, Liverpool agli ottavi
Chelsea e Liverpool approdano al quinto turno di FA Cup. La squadra di Villas Boas supera il Queens Park Rangers per 1-0 grazie al rigore decisivo di Mata al 62'. Scintille ad Anfield Road dove i Reds eliminano il Manchester United imponendosi per 2-1. Liverpool avanti al 21' con Agger, la formazione di Ferguson pareggia poi i conti con Park nel finale di primo tempo, ma a due minuti dal novantesimo Kuyt trova il gol che vale la qualificazione.
A 'Loftus Road', nel derby di Londra, nessuna stretta di mano tra Terry e Anton Ferdinand prima del calcio d'inizio: la Football Association è andata anche oltre, cancellando il tradizionale saluto tra le squadre per evitare di aumentare la tensione alla luce di quanto accaduto lo scorso ottobre. In quell'occasione Ferdinand accusò Terry di avergli rivolto degli insulti razzisti. Accusa sempre negata dal centrale del Chelsea, chiamato però a rispondere di quanto accaduto sia a livello sportivo che a livello penale, ma soprattutto tifosi dei Blues infuriati nei confronti di Ferdinand, tanto da intonare cori razzisti al suo indirizzo in più di un'occasione. Nei giorni scorsi i due club, in vista della sfida, avevano rivolto un appello alle due tifoserie perché evitassero cori ingiuriosi ma ieri Ferdinand si è visto recapitare una missiva contenente un proiettile e minacce di morte.
Serie B: Sassuolo davanti a tutti
Dopo la 24.a giornata la Serie B ha un nuovo padrone: è il Sassuolo di Pea. I neroverdi superano 2-0 il Verona di Mandorlini davanti al proprio pubblico con Terranova e Valeri, allungando sul Torino bloccato sullo 0-0 sotto la neve di Varese e superato dal Pescara. Vince 1-0 il Padova nel derby con il Cittadella mentre la Sampdoria è fermata sullo 0-0 dal Gubbio. Bel successo del Brescia, 2-0 a Empoli, e del Bari che supera l'Albinoleffe.
Continua dunque il sogno del Sassuolo che nel big match di giornata si mangia in un sol boccone il Verona di Mandorlini, ancora una volta sconfitto in uno scontro al vertice dopo il k.o. di Pescara. A decidere un match dominato per tutto il primo tempo, nonostante una giornata di pausa dal gol per Sansone, sono stati i gregari. Terranova ha sbloccato il risultato al 13' approfittando di un'ottima azione sulla sinistra di Bianco, mentre a chiudere i giochi ci ha pensato l'australiano Valeri al termine di un'azione manovrata. Con questo successo i neroverdi si prendono la vetta solitaria superando il Pescara, vittorioso nell'anticipo contro il Modena, e staccando il Torino bloccato sullo 0-0 a Varese. Il rammarico però per i granata è grande con Meggiorini che prima chiede un rigore, piuttosto evidente, e poi sbaglia una facile occasione a porta vuota. La neve copiosa nella ripresa ha fatto il resto in una partita povera di tecnica. Al treno delle prime si è attaccato in extremis anche il Padova che ha superato il Cittadella nel derby con un gol di Trevisan all'84'.
A un passo dalla zona playoff invece si piazza il rinato Brescia di Calori che passa dominando a Empoli per 2-0 grazie alla rete di Jonathas, su erroraccio di Stovini, e all'autorete di Ficagna su conclusione di El Kaddouri. I toscani, nonostante l'arrivo di Maccarone, ora sono in piena zona retrocessione. Punto prezioso invece per il Gubbio che blocca sullo 0-0 una Sampdoria sterile nonostante i nuovi acquisti. Bel successo esterno invece per il Bari che lascia alle spalle una settimana travagliata dal punto di vista ambientale (questione calcioscommesse) superando per 2-0 l'Albinoleffe in trasferta. Castillo e De Falco firmano il successo nel finale. Punto inutile invece per Nocerina e Livorno, che fissano il punteggio sul 2-2, e tra Ascoli e Vicenza che non vanno oltre l'1-1. Grosseto e Reggina invece non vanno oltre lo 0-0 in una gara priva di grandi emozioni.
Serie A:il Parma pareggia a Catania
Catania e Parma, nell'anticipo della 20.ma giornata, pareggiano 1-1 al termine di una partita avara di emozioni e ricca di tattica. Al Massimino i padroni di casa passano in vantaggio al 33' grazie a Bergessio, che scatta sul filo del fuorigioco, salta Pavarini e segna di sinistro. Il pareggio, per la squadra di Donadoni, arriva dieci minuti più tardi con Modesto, bravo a infilare Campagnolo con una conclusione che si infila all'angolino basso.
LA PARTITA
Un punto ciascuno che non fa male a nessuno. Un pareggino che, visto l'andamento della partita, non può che accontentare entrambe le squadre, scese in campo con un atteggiamento non certo audace e di cui il risultato è figlio, senza dubbio, legittimo.
Montella e Donadoni si presentano con un tridente a testa che, sulla carta, promette scintille, spettacolo ed emozioni. Da una parte Barrientos, Bergessio e Gomez, dall'altra Giovinco, Floccari e Biabiany. Ad emergere, però, è il timore delle due squadre, impegnate più a non concedere alcun spazio all'avversario piuttosto che a trovarne qualcuno, di spazio, per offendere. Il match scivola così via fino al 33', quando Biagianti lancia sul filo del fuorigioco (posizione dubbia) Bergessio: Lucarelli buca l'intervento, Brandao si fa bruciare e l'argentino prima supera Pavarini e, poi, da angolo acutissimo, incrocia di sinistro sul secondo palo. E' l'1-0 che dà il via alla gara, sin qui più simile a un'amichevole infrasettimanale. Giovinco impiega due minuti per spaventare i siciliani con un sinistro di poco a lato (35'). Ne passano altri otto e Floccari colpisce il palo di testa; l'azione prosegue e, sugli sviluppi di un cross di Valiani messo fuori da Potenza, Modesto calcia sporco col mancino dal limite dell'area: palla che si dirige all'angolino basso, Campagnolo non ci arriva e 1-1.
L'11 ducale, evidentemente, non convince Donadoni, che dopo la pausa lancia l'ex interista Jonathan al posto del tentennante Brandao. Il 3-4-3, così, si trasforma in un più compatto 4-4-2 dove Biabiany, largo a destra, ha la licenza per fare la terza punta in fase d'attacco. Montella non cambia l'assetto ma, in ordine cronologico, inserisce Delvecchio, Catellani e il redivivo Suazo. Gli etnei, però, faticano a rendersi minacciosi se non con Lodi, pericolo pubblico numero uno a ogni calcio di punizione. Intanto, dall'altra parte, Biabiany non rispetta le consegne dell'ex c.t. azzurro, che toglie il francesino al minuto 67. Entra Okaka e proprio all'ex giallorosso, nel finale, capita l'occasionissima per sbancare il Massimino: il centravanti si invola verso la porta di Campagnolo, calcia di sinistro e sfiora il palo. Un sussulto improvviso, che non basta per sbilanciare un match dominato dall'assoluto equilibrio.
Doppio Matri: la Juventus resta in vetta
Una doppietta di Matri - intervallata dal gol di Floro Flores - permette alla Juventus di battere l'Udinese nel big match della prima giornata di ritorno facendo scivolare i friulano a - 6 dalla vetta e mantenendo il primo posto in classifica indipendentemente dal risultato del Milan contro il Cagliari.
Subito grande ritmo in campo allo Juventus Stadium nonostante la fitta nevicata su Torino. Udinese e Juve si affrontano a viso aperto senza tatticismi dando vita ad una sfida vivace e ricca di spunti nelle battute iniziali. I padroni di casa dopo appena due minuti potrebbero addirittura passare in vantaggio con Estigarribia che taglia alle spalle della difesa friulana ricevendo il pallone da Matri, la sua conclusione appena entrato in area è però deviata da Handanovic in uscita che salva la propria porta in maniera decisiva. La risposta dell'Udinese arriva al quarto d'ora con Abdi prima e Armero poi che impegnano severamente Buffon alla deviazione in angolo. La Juve quando si riesce a distendere in contropiede punge in maniera pericolosa, ma Handanovic si dimostra sempre attento uscendo in maniera tempestiva su Matri ed anticipandolo al momento del tiro. Le due squadre giocano a ritmi elevatissimi su un campo che tiene molto bene regalando repentini cambi di fronte grazie al movimento di punte ed esterni. La Juve crea di più, ma manca di uno stoccatore in area di rigore, mentre l'Udinese fatica a liberare al tiro Di Natale, ben controllato dai centrali piemontesi. La maggiore pressione della Juventus da i suoi frutti a pochi minuti dallo scadere della prima frazione: Estigarribia mette in mezzo un bel pallone dalla sinistra per Quagliarella che di testa gira a rete, Handanovic con un riflesso devia il pallone che però finisce sui piedi di Matri lestissimo ad insaccare alle spalle del portiere e portare avanti i padroni di casa.
Anche nella ripresa la gara non sembra risentire del clima rigido con le due squadre che danno grande spettacolo. Apre le ostilità Vidal al 54° con un tiro che sibila sopra la traversa di Handanovic. La risposta dell'Udinese è immediata: Di Natale un minuto dopo infatti sfiora il pari con un bel tiro dal limite che finisce di poco a lato. Il gol è nell'aria e arriva al 55° con Floro Flores che - liberato da Isla al limite - controlla e mette alle spalle di Buffon con un preciso destro a girare. La Juve accusa il pareggio e si apre troppo ai contropiedi dei friulani che vanno vicini al raddoppio con Di Natale. Nel momento migliore dell'Udinese è però la Juve a passare nuovamente: Matri riceve dal neo entrato Marchisio, controlla bene e si libera - eludendo con facilità la marcatura di Ferronetti - al tiro battendo nuovamente Handanovic con un preciso diagonale rasoterra. L'Udinese pur soffrendo un po' in difesa cerca di andare nuovamente all'assalto della porta juventina alla ricerca del pari con Guidolin che inserisce anche Battocchio passando al 4-3-1-2. La Juventus invece cerca di gestire il vantaggio rallentando il ritmo della gara, senza però rinunciare a pungere dalle parti di Handanovic. La partita non regala ulteriori brividi - se non quelli di freddo - nonostante l'Udinese si getti in avanti con grande generosità.
lunedì 23 gennaio 2012
Bundesliga: salto in vetta Schalke
La prima di ritorno sorride allo Schalke 04 che dopo la sconfitta del Bayern nell'anticipo, battendo lo Stoccarda con un netto 3-0, firmato Matip, Papadopoulos e Draxler, raggiunge i bavaresi in testa in attesa del Dortmund. Successi importanti anche per il Norimberga, 2-0 all'Hertha firmato Esswein-Maroh, e per il Wolfsburg, 1-0 al Colonia con gol di Polter. Stesso risultato per Friburgo e Augsburg, 0-0 in Hoffenheim-Hannover e Kaiserslautern-Werder.
Tre reti e un messaggio forte al campionato. C'è anche lo Schalke 04 nella corsa al Meisterschale e col Borussia Dortmund, oltre che ovviamente col Bayern e col sorprendente Moenchengladbach, sarà derby fino all'ultimo sangue. Ancora una volta. La vittoria con lo Stoccarda non è mai stata in discussione e il 3-1 fotografa perfettamente le forze in campo. Apre Matip dopo due minuti, allunga Papadopoulos e dilaga Draxler nel finale prima di concedere la rete della bandiera a Okazaki. Ora toccherà al Borussia Dortmund rispondere nel posticipo domenicale.
Successo importante per il Friburgo che inizia il 2012 col piede giusto battendo in extremis l'Augsburg nello scontro diretto. Il successo consente il sorpasso in classifica e l'abbandono dell'ultimo posto. Bella vittoria anche per un'altra pericolante, il Norimberga, che con Esswein e Maroh supera 2-0 l'Hertha Berlino dando aria alla propria stagione. Successo di misura per il Wolfsburg sul Colonia, mentre Hoffenheim e Hannover si accontentano di un punto ciascuno senza trovare la via del gol. Discorso identico per Kaiserslautern e Werder Brema.
Liga, poker di Barcellona e Real
E' ancora Messi show. Il Barça si fa prendere sulle spalle dal fenomenale argentino e vince 4-1 a Malaga grazie alla tripletta della Pulce e alla rete di Sanchez. Messi, al gol numero 22 in questo campionato, ne combina di tutti i colori e distrugge letteralmente Van Nistelrooy e compagni. Ai blaugrana risponde però il Real Madrid, che strapazza 4-1 l'Athletic Bilbao e mantiene cinque punti di vantaggio sulla banda di Pep Guardiola.
E se a Malaga l'ha fatta da padrone Messi - tripletta e gol straordinario dopo una fuga palla al piede -, al Bernabeu il dominatore è stato il solito Cristiano Ronaldo, autore di una doppietta e, al solito, trascinatore dei merengues. La partita del Real non era tra l'altro partita nel migliore dei modi perché al 13' Llorente aveva portato in vantaggio l'Athletic Bilbao. Al 25' però Marcelo ha rimesso a posto le cose innescando la rimonta dei blancos poi conclusa da CR7 - in rete al 49' e al 69' sempre dal dischetto - e da Callejon (87').
Negli altri incontri della giornata, pareggio 1-1 tra Osasuna e Valencia e 0-0 tra Levante e Saragozza. Successo infine targato Ramis del Maiorca sul campo del Rayo Vallecano.
Premier: Balotelli trascina il City
Il Manchester United passa sul campo dell'Arsenal (1-2) e rimane a tre punti dal City, vittorioso contro il Tottenham per 3-2. All'Emirates, nella 22.ma giornata di Premier, i Red Devils trovano il gol-partita a otto minuti dal termine grazie a un destro di Welbeck. I Citizens di Mancini, invece, si portano sul 2-0 prima di essere rimontati dagli Spurs: a decidere il match è un calcio di rigore di Balotelli al 95'.
La Premier League, ormai, è ufficialmente affare dei due club di Manchester. Il terzo incomodo, impersonificato dal Tottenham di Redknapp, cade sul campo del City al minuto 95 a causa di un calcio di rigore procurato e segnato da Mario Balotelli. L'azzurro, entrato in campo al 65' al posto di Dzeko, nei minuti di recupero subisce fallo da King e poi batte Friedel con un preciso rasoterra dagli 11 metri. La gara, in realtà, sembrava chiusa già mezz'ora prima, quando Nasri (56') e Lescott (59') parevano aver messo al sicuro il risultato. Il Tottenham, invece, grazie a Defoe (60') e allo strepitoso sinistro di Bale (65') rientra completamente in partita prima della trasformazione di SuperMario. Per il City si tratta del terzo successo di fila che consente alla squadra di Mancini di mantenere tre punti di vantaggio sui cugini dello United. Gli Spurs scivolano a -8.
Nell'altro big match della domenica, i Red Devils non replicano l'8-2 dell'andata ma passano comunque sul campo dell'Arsenal. All'Emirates, il Manchester United va in vantaggio al 46' del primo tempo con un bel colpo di testa di Valencia, che sfrutta alla perfezione un cross da sinistra di Giggs. I Gunners reagiscono nella ripresa, quando più volte sfiorano il pareggio con Van Persie (51'), Ramsey (55') e Chamberlain (62'). Gli uomini di Alex Ferguson resistono ma poi non possono nulla sul sinistro a incrociare di Van Persie, che al 71' rimette in carreggiata l'Arsenal con il suo 19.mo centro in Premier. Sembra finita, ma a otto minuti dal termine uno spunto di Valencia offre a Welbeck il match-ball: l'inglese non sbaglia e di destro trafigge Szczesny per l'1-2 finale.
L'Inter stende la Lazio 2-1
L'Inter batte la Lazio e sale al quarto posto in classifica scavalcando proprio i biancocelesti. A San Siro, nel posticipo della 19.ma giornata di Serie A, i nerazzurri vincono per 2-1 dopo che la squadra di Reja era passata in vantaggio con un bel destro di Rocchi (30'). Il pareggio dell'Inter è firmato da Milito, che al 44' infila Marchetti di sinistro. Nella ripresa, al 63', Pazzini completa la rimonta con un preciso pallonetto.
LA PARTITA
Con le unghie e con i denti. Con l'orgoglio dei vecchi senatori e con gli episodi che girano tutti a favore. L'Inter non esalta, non domina, non sfonda. Alla fine, però, vince in rimonta e continua la scalata a una classifica che la vede al quarto posto a sei punti dalla capolista Juventus. I numeri testimoniano la fame di un gruppo dato per finito, che invece si presenta al giro di boa del campionato con sette vittorie consecutive: nove successi nelle ultime dieci gare, 19 gol fatti e 4 subiti. Numeri, appunto, che raccontano molto anche al contrario. Perché se dopo uno sforzo del genere la squadra si trova davanti ancora tre squadre, significa che le altre non stanno certo a guardare e, anzi, l'avvio di stagione disastroso potrebbe essere cosa irrimediabile.
Rimediabile, invece, è stato l'inizio al rallentatore dell'Inter. Julio Cesar, al 14', viene salvato dal palo dopo uno svarione di Lucio che regala a Rocchi il possibile assist per lo 0-1. La Lazio si presenta a San Siro con personalità e pressing alto, corsa e convinzione. I biancocelesti sorprendono l'Inter con il loro atteggiamento e, alla mezz'ora, passano grazie Rocchi: Lucio, nell'occasione, salva dal fuorigioco il capitano laziale che poi è letale con un destro in diagonale. I nerazzurri pagano la mancanza di Thiago Motta (squalificato), che dimostra come questa squadra non ne possa più fare a meno. Ranieri, obbligato a utilizzare la coppia Cambiasso-Zanetti a centrocampo, ha l'handicap della mancanza di qualità che limita la squadra soprattuto in attacco, dove Milito e Pazzini non ricevono quasi mai biglie giocabili. A creare qualcosina d'interessante dovrebbe pensarci Alvarez, ma sono più i palloni che perde rispetto a quelli che riesce ad addomesticare. L'argentino, schierato prima a sinistra, poi a destra e infine sulla trequarti, sbaglia tutto il possibile fino al minuto 44, quando scambia con Milito che di sinistro trafigge Marchetti.
Moduli invertiti nella ripresa, quando Reja toglie Hernanes e inserisce Matuzalem, optando così per un 4-4-2 più compatto con Lulic e Gonzalez esterni. Ranieri passa al 4-3-1-2 giocandosi subito la carta Sneijder al posto di Alvarez. Fuori anche Chivu, che cede il posto a Obi con conseguente dirottamento di Nagatomo sulla linea di difesa. L'ingresso dell'olandese cambia il ritmo della Beneamata, divenuta più aggressiva e pungente. Sneijder al 56' mette dentro per Pazzini, il cui colpo di testa finisce tra le mani di Marchetti. L'espisodio che decide la gara arriva sette minuti più tardi quando Lucio, dalla linea di centrocampo, serve di testa un assist per Pazzini (con mezza gamba in fuorigioco): difesa biancoceleste immobile, pallonetto a Marchetti e 2-1. San Siro si scalda mentre Zanetti e compagni si raffreddano un poco, visto che Klose al 65' si divora da due passi una colossale palla-gol. La Lazio chiede un rigore al 79' per fallo di braccio di Lucio, l'Inter però si salva e archivia una partita che, come aveva predetto Ranieri, è stata decisamente più complicata rispetto al derby di sette giorni fa. La sensazione, in ogni caso, è che da qui alla fine potrà succedere di tutto.
Il Milan riparte da Novara: 3-0
Il Milan torna alla vittoria. I rossoneri, nella 19.esima giornata di Serie A, vincono agevolmente 3-0 sul campo del Novara. La squadra di Allegri domina la partita sin dai primi minuti di gioco, ma trova i gol soltanto nella ripresa. Ottima la prova di Ibrahimovic che trova la rete al 57' e firma la doppietta personale al 90'. In mezzo la marcatura di Robinho al 73', che devia il tiro di El Shaarawy. Il Milan torna a -1 dalla Juventus capolista.
LA PARTITA
Quattro giorni dopo è ancora Milan contro Novara. Cambia il teatro, da San Siro al Piola, cambia la musica, ma i rossoneri sono ancora vincenti. E' tutta un'altra partita rispetto alla sfida di Coppa Italia di mercoledì, vinta solo ai supplementari dai milanesi. Sul sintetico dei piemontesi il Diavolo ha un Ibrahimovic in più. Un direttore d'orchestra perfetto per la banda di Allegri che mette in scena uno spettacolo calcistico che rasenta la perfezione. E' lo svedese che detta qualsiasi azione offensiva dei suoi. Tutto fare Zlatan, trequartista e bomber, è pericolosissimo nel primo tempo e poi sblocca la partita nella ripresa. Ibracadabra scardina la difesa foltissima (a cinque) di Tesser e indirizza la partita dei rossoneri sui binari della vittoria, con un treno in corsa verso la Juventus.
Partita dominata dall'inizio alla fine dal Milan con un Novara preoccupato a non prenderle, prima che a darle. I rossoneri fanno la partita e schiacciano i piemontesi nella loro metà campo per tutto il primo tempo. Dopo 45 minuti si contano ben 8 azioni da gol nitide per i milanisti, contro le zero dei padroni di casa. Gli ospiti hanno una voglia matta di segnare, ma Robinho a 20 cm dalla porta si divora un gol già fatto. Un film già visto... Le sassate di Ibra spaventano Ujkani, poi Thiago Silva e Mexes vengono bloccati sulla linea di porta dai salvataggi dell'attaccante Caracciolo, per l'occasione portiere. Si va sul riposo con lo 0-0, che preoccupa ma non troppo.
Il rammarico di non aver trovato il gol nella prima frazione di gioco, potrebbe diventare beffa quando le due formazioni si ripresentano sul terreno di gioco. La paratona di Amelia tiene in vita i suoi sulla conclusione dell'Airone Caracciolo. Il Milan, che esce dagli spogliatoi, si presenta con El Shaarawy al posto di Antonini, con Emanuelson mandato da Allegri sulla corsia difensiva di sinistra. Eccola qua la mossa vincente del mister rossonero. La difesa del Novara porge il fianco e Ambrosini trova il corridoio giusto per Ibra al 57'. Stop di petto e destro al volo a trafiggire Ujkani: 1-0. Gioco, partita e incontro. Tesser prova il tutto per tutto con l'inserimento dell'attaccante Rubino e il passaggio alla difesa a quattro è la disfatta per gli azzurri. I rossoneri corrono a tutto campo, trovano spazi e colpiscono. Robinho non può sbagliare al 73' deviando in reta la conclusione di El Shaarawy: 2-0. Il Milan ha ancora benzina e voglia di mandare un messaggio chiaro alla Juventus. Ibra completa una delle sue giornate perfette con la doppietta al 90' e a Novara cala il sipario. I rossoneri tornano a -1 dalla vetta e alimentano la voglia di bis scudetto. L'anno scorso i punti a metà campionato erano 40, proprio come quelli di oggi. Tabella di marcia rispettata per Allegri.
Pandev salva il Napoli a Siena: 1-1
Pandev salva il Napoli a Siena. Il macedone ristabilisce la parità all'86' di testa su cross di Dossena. Dopo aver fallito una clamorosa occasione al 43', colpendo la traversa a tu per tu con De Sanctis, l'ex Calaiò porta avanti i suoi al 66'. Gli azzurri hanno la palla dell'1-1 al 79' ma Cavani si fa neutralizzare da un grande Pegolo il rigore concesso per fallo in area di D'Agostino su Lavezzi. Ci pensa poi Pandev a regalare il pari agli azzurri.
LA PARTITA
Mazzarri tiene in panchina il rientrante Lavezzi. Gioca Pandev con Hamsik e Cavani. Sannino cambia il Siena: difesa a tre e centrocampo a cinque, con Brienza partner di Calaiò in avanti e Destro fuori. E' il Napoli a fare la partita nel primo tempo del Franchi ma la più grossa occasione per sbloccare il risultato capita ai padroni di casa: è il 43' quando Cannavaro si rende colpevole di un liscio clamoroso che spiana la strada a Calaiò. L'attaccante, per saltare De Sanctis in uscita, alza il pallone con un colpo sotto e colpisce la traversa, poi Aronica libera l'area. Sono gli azzurri, dicevamo, a tenere il pallino del gioco ma la squadra di Mazzarri fa fatica a trovare spazi per concludere in porta.
Buona la circolazione di palla degli ospiti, gli esterni si danno un gran daffare ma manca la scintilla. Non è un caso che la prima conclusione in porta si registra al minuto 23', quando Cavani fa partire una botta di destro dal limite, che Pegolo respinge con i pugni. E tre minuti dopo Campagnaro colpisce di testa da angolo, Vitiello colpisce con il braccio ma era vicinissimo. Dal canto loro i toscani coprono bene il campo e puntano alle ripartenze, ma raramente riescono a organizzare il contropiede.
A inizio ripresa uno spunto di Brienza (tiro alto) e due tentativi del Napoli con Cavani e Dossena, poi Mazzarri decide di dare una svolta alla partita e manda in campo Lavezzi per Gargano. E la pressione degli azzurri con i 'quattro tenori' in campo aumenta. Bella combinazione di prima Hamsik-Pandev-Lavezzi ma il controllo dell'argentino è troppo lungo e Pegolo in uscita blocca il pallone. Al 22' a sorpresa il Siena passa: la difesa del Napoli non è in giornata e su cross di Vergassola, Calaiò di testa infila De Sanctis. L'ex non esulta.
Doppio cambio a questo punto negli azzurri: dentro Zuniga per Campagnaro e Dzemaili per Inler. Napoli a testa bassa in avanti: Pegolo blocca in due tempi il colpo di testa di Cavani da calcio d'angolo poi il Matador ha l'occasionissima per pareggiare e segnare il gol numero 50 con la maglia azzurra, ma si fa neutralizzare da un ottimo Pegolo in penalty concesso per fallo di D'Agostino su Lavezzi. Non è però finita perché il tiro di Pandev dal limite finisce fuori di pochissimo e poi lo stesso macedone infila di testa su perfetto traversone di Dossena dalla sinistra. Raggiunto il pari, il Napoli cerca il gol vittoria ma non c'è più tempo ed è un risultato che lascia l'amaro in bocca. Un 1-1 che piace più al Siena, anche se aveva pregustato già i tre punti.
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